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Gruppo Speleologico Gualdo
Tadino
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STORIA :
- Un pozzo artificiale, scavato
negli anni '50 su indicazione di un rabdomante per approvvigionare d'acqua il costruendo
albergo Narciso in Valsorda, incontrava strane fessure che inghiottivano aria,
misteriosi rimbombi accompagnavano l'estenuante lavoro di mazze e
picconi, che aveva ormai oltrepassato venticinque metri di
profondità. L'opera era
interrotta, il pozzo intonacato e trasformato in cisterna per la raccolta
dell'acqua piovana, convogliata dal tetto dell'albergo. L'aneddoto, raccontato da Erminio Radici, detto "il
Bergamasco", proprietario dell'edificio, era una buona esca per accendere l'immaginazione
degli speleologi gualdesi, che, a cominciare dal dicembre 1986, svuotavano
il pozzo da acqua e melma, aggredivano il tappo di ferro e cemento che sigillava il fondo del pozzo e continuavano a
perforare la roccia, affascinati da una vecchia storia e da un
mistero irrisolto. Il Gruppo Speleologico Gualdo Tadino attraversava
anni felici, temprato dalle scoperte e da dure disostruzioni sul
fondo di Buco Bucone: fu agevole
coordinare i lavori e mantenere la determinazione giusta per
procedere, tanto che il 6 giugno 1987 era trovata la comunicazione
con una cavità naturale, la cui esplorazione, che necessitò di
risalite e d'altri scavi interni, proseguì per tutto il 1987,
rivelando un susseguirsi di cunicoli e sale per uno sviluppo totale
di m 186 fino ad una profondità di m -42, il tutto esattamente
sotto la pianta dell'ex albergo.
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DESCRIZIONE :
- Un bel pozzo artificiale,
detto pozzo Ettorre (diametro iniziale m 2, profondità m -26), fornito di grappe che
permettono di scendere e risalire anche senza corda, ha alla base uno stretto passaggio
per una sala (risalita per m 5 senza trovare prosecuzioni), che comunica con un'altra poco
più ampia, percorsa da un rigagnolo d'acqua che scava un piccolo canyon nel fango.
Ignorando un cunicoletto che a destra risale per poi stringere definitivamente, si
prosegue in basso per un fangoso laminatoio che, attraverso una severa strettoia, permette
di scendere in un altro ambiente. Di fronte una via va giù stretta fino al lago (sul
quale affluisce un pozzo non risalito), un grazioso specchio d'acqua intrappolata dal
fango nel punto più basso della grotta; altrimenti in due passi si è alla base del Pozzo
della Guazza, risalito per una decina di metri per raggiungere altre vie evidenti, che
danno accesso ad un complicato sistema di pozzetti e cunicoli, tutti destinati ad essere
occlusi dal fango.
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BIBLIOGRAFIA :
- CARINI Vittorio, 1979,
"La grotta del Narciso", Speleologia, Milano, anno IX n.19, pag. 54-55.
- CARINI Vittorio, 1988,
"La grotta del Narciso", L'Eco
del Serrasanta, Gualdo Tadino, anno I n.8, pag. 9.
- SALERNO Piero - LORETI
Mara - CARINI Vittorio, 1989, "Ricerche in alcune cavità dell'Appennino
Umbro-Marchigiano", Atti del XV Congresso Nazionale di Speleologia, Castellana
Grotte, pag. 922-924.
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