Gruppo Speleologico Gualdo Tadino
GROTTA DELLA MINIERA
ESPLORAZIONI :
Più di trenta anni dopo che i minatori, procedendo allo scavo di una galleria nelle miniere di ferro sul monte Penna sopra il villaggio di Rigali, avevano intercettato un profondo pozzo rimasto inesplorato, Italo Scatena, che aveva conservato precisa memoria del fatto e del luogo in cui la galleria si apriva all'esterno, guidava una piccola spedizione di cui facevano parte Vittorio Carini, Sauro Lupi e Luigi Vecchiarelli. Ma il luogo in cui avrebbe dovuto trovarsi la galleria era ormai un anonimo fosso, l'imbocco era evidentemente crollato e scomparso. In quel giorno, il 28 agosto 1976, nacque inconsapevolmente il Gruppo Speleologico Gualdo Tadino, da quegli sguardi persi verso invisibili vie dentro la montagna e dalla volontà comune di percorrere quelle vie misteriose. Il 31 agosto, dopo un intero giorno di scavi, aiutati da Nello Pascucci, Sauro Lupi e Vittorio Carini ritrovarono l'ingresso perduto, da cui soffiò loro contro il gelido respiro della montagna, forte da piegare gli steli d'erba vicini. Il 2 settembre Sauro Lupi, Mauro Mancini, Pier Giuseppe Moroni e Vittorio Carini completarono la riapertura dell'ingresso e percorsero le gallerie orizzontali giungendo fino alla sommità del pozzo inesplorato, il cui impervio imbocco fu nei giorni seguenti allargato ed armato con chiodi da roccia ed una sbarra di ferro, al fine di poter penetrare in esso, per conoscere quell'orrido buio in cui era chiaramente udibile lo stroscio di un corso d'acqua che precipitava in basso. La prima discesa del pozzo fu tentata il 19 settembre da Luigi Vecchiarelli (corda doppia e bloccanti Dressler per risalire) ma la vecchia corda, troppo corta, non permise di raggiungere nessun ripiano: collaborarono all'impresa Vittorio Carini, Sauro Lupi, Mauro Giubilei, Arnaldo Polidoro, Roberto Mancini, Angelo Sabbatini, Luigi Pascucci, tutti di Gualdo Tadino. L'esplorazione completa avvenne con la collaborazione determinante del forte Gruppo Speleologico C.A.I. Perugia guidato da Francesco Salvatori: il 10 ottobre 1976, mentre un nutrito gruppo di gualdesi e perugini collaboravano alle operazioni in superficie, discesero fino al ripiano poi detto dello Slumping Paolo Boila e Riccardo Rondoni di Perugia, Vittorio Carini, Sauro Lupi e Luigi Vecchiarelli di Gualdo Tadino. Riccardo Rondoni proseguì per spittare un frazionamento e raggiungere, dopo altri 25 metri di vuoto, la vasta frana alla base del pozzo, costatando amaramente la fine dell'esplorazione, che fu comunque degnamente festeggiata fino a tarda sera in casa Vecchiarelli. Nei mesi successivi avvenne la costituzione ufficiale del Gruppo Speleologico Gualdo Tadino che, dopo il reperimento delle attrezzature adeguate e dopo un appena sufficiente addestramento, compì la prima autonoma discesa fino al fondo dell'abisso il 5 dicembre 1976: Luigi Vecchiarelli e Marco Rosi sul fondo, Vittorio Carini, Arnaldo Polidoro e Carlo Troni dislocati a vari livelli. Dopo i rilievi topografici della grotta, della parte artificiale, della posizione esterna (21.05.1978 e 11.06.1978), cui presero parte Vittorio Carini, Gianluigi Guerra, Pier Giuseppe Moroni, Arnaldo Polidoro, Carlo Troni e Luigi Vecchiarelli, il 23 dicembre 1978 fu tentata, maldestramente, la prima risalita alla ricerca di prosecuzioni, che fu effettuata da Vittorio Carini, Arnaldo Polidoro e Carlo Troni nel primo ampio camino che, entrando, s'incontra a destra nella galleria dopo una trentina di metri, da allora denominato, per buon ricordo, "pozzo del Chioppo". Maturate le necessarie esperienze ed acquisite le tecniche giuste, dopo esercitazioni in palestra di roccia, fu approntato un piano operativo per risalire il pozzo dello Stroscio tentando di proseguire verso l'alto l'esplorazione della Grotta della Miniera. 8 e 9 agosto 1981: si risalì in artificiale, a forza di chiodi spit e con l'ausilio della piattaforma d'arrampicata "ragno", per 11 metri, la levigata e dura roccia dello Stroscio, cercando l'origine del corso d'acqua che percorre la grotta. Terminata nel secondo giorno la risalita della cascata, che in questa stagione era ridotta ad un discreto stillicidio, l'uomo di punta di turno, Gianluigi Guerra, proseguì in libera arrampicando un insidioso camino molto bagnato, innalzandosi per altri 10 metri, fino alla frana che ostruiva, incombente dall'alto, qualsiasi prosecuzione. Parteciparono all'Operazione Miniera: Gianluigi Guerra, Mauro Tavone, Mara Loreti, Piero Salerno, Giancarlo Matarazzi, Vittorio Carini, Graziano Anderlini, Arnaldo Polidoro, Pier Giuseppe Moroni e collaborarono inoltre Serafino Bonci, Angelo Bassetti, Mauro Giubilei. Un rilievo topografico interno accurato fu effettuato (31 ottobre e 1 novembre 1981) da Giuseppe Pasquarelli, Mauro Tavone, Celestino Petrelli, Graziano Anderlini e Fabio Ippoliti, coadiuvati da Vittorio Carini, Piero Salerno, Arnaldo Polidoro e Mara Loreti, provvedendo anche a rinnovare l'armo della grotta, lavoro proseguito il 22 ed il 29 novembre dagli stessi più Giuseppe Venarucci, seguendo una bella linea di discesa lungo uno specchio di faglia ed adottando soluzioni tecniche non banali, caratteristica che Gruppo Speleologico Gualdo Tadino manterrà, armando sempre in modo impeccabile le proprie grotte. Iniziarono nel frattempo i tentativi per superare la "frana sospesa", pericolosi scavi che intendevano sbloccare l'ostruzione che impediva l'accesso a quei rami alti che saranno poi detti del Castoro. Dopo un paio di tentativi nel 1984, in cui agli stessi speleologi attivi nel 1981 si unirono Aldo Paoletti e Tiziano Bensi, si tornò con più decisione ed anche con mezzi più dirompenti nel 1985: dopo sei giornate di scavo distribuite nel corso dell'anno, l'otto dicembre un lungo palo che stuzzicava la frana nel punto giusto provocò un interminabile flusso di detriti, fino a che uno stretto varco fu arditamente percorribile ed Enzo Bozzi, Mara Loreti, Carlo Traversari passarono oltre, ben presto fermati da un'altra frana sospesa, tuttora insuperata, nonostante alcuni tentativi sporadici negli anni 1987, 1990,1994,1995 di Enrico Bazzucchi, Enzo Bozzi, Vittorio Carini, Alfredo Frillici, Roberto Marcellini, Giuseppe Venarucci. Nel 1986 fu compiuta la risalita del pozzo del Chioppo fino al tetto (m + 14) nei giorni 22 giugno, 2 e 7 luglio per opera di Enrico Bazzucchi, Enzo Bozzi, Vittorio Carini, Alfredo Frillici, Mara Loreti, Celestino Petrelli, Carlo Traversari. Ancora nel 1986 iniziarono, principalmente a cura di Mara Loreti e Piero Salerno, studi sulla fauna ipogea della Grotta della Miniera, con documentazione fotografica e raccolta di esemplari per classificarli, importante ricerca che tuttora prosegue. Sul fondo del pozzo della Sassaiola, tra marzo e aprile del 1990, furono compiuti vigorosi scavi alla ricerca di una prosecuzione oltre la gran frana terminale, con il solo risultato di penetrare in una piccola sala laterale (08.04.1990). Parteciparono Massimo Passeri, Massimo Casagrande, Vittorio Carini, Alfredo Frillici, Celestino Petrelli, Andrea Micheletti, Enzo Bozzi, Carlo Traversari, Mara Loreti, Giuseppe Venarucci, Enrico Bazzucchi, Maurizio Bazzucchi, Alberto Minelli. Il 14 aprile 1991 furono infissi i nuovi attacchi "longlife" da Enzo Bozzi e Vittorio Carini, nell'ambito di una generale revisione degli armi delle principali grotte umbre voluta dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Delegazione Umbra. Altra installazione di attacchi fissi per un traverso che semplifica il raggiungimento delle parti alte con una breve via ferrata: lo realizzano il 30 gennaio e il 13 marzo 1994 Roberto Marcellini, Vittorio Carini, Enzo Bozzi, Marcello Diso, Giuseppe Venarucci, Andrea Angeletti e Mirco Puletti. Ultima fatica è la realizzazione di riprese video all'interno di tutta la grotta, che il 19 e 26 novembre ed il 2 dicembre 1995 ha visto impegnati Andrea Micheletti, Andrea Santarelli, Andrea Angeletti, Enrico Bazzucchi, Gino Bazzucchi, Enzo Bozzi, Vittorio Carini, Roberto Marcellini, Giuseppe Venarucci, Simone Graziosi, Alfredo Frillici, Pierdomenico Baldelli; con l'occasione sono stati rivisti alcuni dati topografici.
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