Gruppo Speleologico Gualdo Tadino
BUCO DELLA NEVE
TOPONIMIA :
Il nome della grotta è stato preso dalla tradizione locale ed è legato all'utilizzo della cavità nei tempi passati. Infatti in inverno vi era raccolta la neve, in gran parte per accumulo naturale, che poi era conservata, anche con l'ausilio di una copertura con frasche dell'imbocco, ed utilizzata per tutto il resto dell'anno per le necessità della città di Gualdo Tadino e del suo ospedale, dove era trasportata con carri. Residue vestigia dell'utilizzo della grotta sono ancora visibili, un muretto in mattoni all'imbocco della cavità.
STORIA :
Conosciuta da sempre per l'uso che ne veniva fatto, la grotta era un buon rifugio sopra Valmare, probabilmente utilizzato anche dai partigiani nel 1943-44. Il rilievo topografico è stato fatto il 18.06.1978 dal GSGT (Carlo Troni, Vittorio Carini).
ACCESSO :
Da Fossato di Vico (PG), per la strada di Cima Mutali, si raggiunge la località Valmare. Da quì, a piedi, per un sentiero che traversa i prati, si punta verso la pineta dell'Impero, impiantata nel periodo fascista con la precisa ed ancora evidente geometria di un grande fascio littorio. Si traversa al suo margine superiore fino ai pini che nel gran disegno raffigurano l'ascia: dalla punta superiore dell'ascia si risale per un centinaio di metri fino ad incontrare la grotta, che si presenta con un improvviso sprofondo nell'uniforme distesa di prati. Si può anche raggiungere da Valsorda (Km 6 da Gualdo Tadino), percorrendo la passerella bassa delle Balze di Monte Maggio e continuando per prati e sentieri in direzione della pineta dell'Impero.
DESCRIZIONE :
Da un comodo ingresso si scende, senza corda, per i detriti (fino a primavera inoltrata coperti di neve) che ingombrano gran parte della cavità, unico vasto ambiente in fondo al quale si individuano, ai lati di un fronte di circa 5 metri, strette e brevi prosecuzioni. Muschi e felci ricoprono pareti e massi della caverna, illuminati dalla tenue luce che si diffonde dall'alto, evidenziando l'argento delle rugiade ed il verde e oro delle rocce. Improbi scavi alla ricerca d'incerte prosecuzioni sul fondo non farebbero altro che sconvolgere il fiabesco ambiente della grotta.
OSSERVAZIONI :
La grotta si apre nel Calcare Maiolica del Cretaceo Inferiore. Può essere interessante lo studio botanico e faunistico delle specie adattate alla semioscurità del fondo della caverna.
BIBLIOGRAFIA :
TRONI Carlo, 1981, "Come i nostri vecchi usavano le grotte dell'Appennino Gualdese", Speleologia Umbra, Perugia, anno II-III n.1, pag.34-35.
ANDERLINI Valerio, 1998, "Gualdo Tadino, il suo territorio e le sue genti",
L'Eco del Serrasanta
, Gualdo Tadino, pag. 211.